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Enrico Gaudino
Un’arte, una vita.
Enrico Gaudino nasce a Valle San Nicolao, tra le colline biellesi il 14 febbraio 1923. La sua infanzia è immersa in un’atmosfera dai tratti ancora ottocenteschi, dove i genitori contadini, i boschi, gli animali, sono i soggetti del suo primo linguaggio; immagini che, il piccolo Enrico, sogna di disegnare per tutta la vita. La sua espressività sorprende e giovanissimo è avviato al mestiere di artigiano presso un’impresa di restauro di edifici religiosi. Il contatto con l’arte sacra, l’affresco, il graffito, lo entusiasma, accende in lui il bisogno di conoscere sempre più e di produrre, anche nella direzione di un’arte personale. Si apre così, attraverso il disegno e la pittura, un’appassionata ricerca artistica, che lo porterà a perfezionarsi a Torino appena diciottenne. Sono anni di stenti, seguiti dalla terribile guerra, ma l’amore per l’arte li attraversa, facendosi immagine d’ogni momento. Terminato il conflitto Enrico Gaudino, disegnatore dal tratto sensibilissimo, estimatore dell’arte di De Pisis, Matisse, Redon, scopre in sé uno spirito surreale e malinconico che l’arte incisoria, nella sua essenzialità, sembra ben corrispondergli. Suscita l’interesse di importanti famiglie biellesi, tra cui i Sella, che lo incoraggiano ad approfondire la ricerca in ambito grafico e a farsi conoscere. Lascia le valli, la sua gente, con una vena di nostalgia che non lo abbandonerà mai. L’ambiente artistico della Milano degli anni cinquanta si accorge subito di lui ponendolo tra i giovani artisti emergenti. Lavora alacremente all’acquaforte sui temi del neorealismo, espone in numerose mostre personali e vince importanti premi in tutta Italia; la stima di colleghi e galleristi lo afferma tra i più interessanti nuovi incisori italiani. Conosce Carrà, Picasso, Stravinskij, Tancredi. Sposa la pianista Elena Del Puglia e diventa padre di Luca. Gli è offerta la cattedra d’incisione a Brera, alla quale rinuncia per essere libero di dedicarsi totalmente al suo lavoro. La sua casa è luogo d’incontro di artisti, tra i quali Bodini, Cappello, Francese, Paolini. Il suo atelier diventa un laboratorio di sperimentazione frequentato tra gli altri da Chighine, Ferroni, Guerreschi, Rognoni, Treccani. Contemporanea delle avanguardie artistiche e influenzata dalle nuove correnti, la sua opera è sempre connessa all’ambito figurativo; ne scrivono i critici Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Giorgio Mascherpa, Giorgio Trentin e gli artisti Emilio Greco ed Ernesto Treccani. Negli anni Sessanta espone in Germania, Francia, Olanda; la sue opere giungono ancor più lontano, in Russia e negli Stati Uniti, mentre lui prende le distanze da un’atmosfera mondana e commerciale, da un presenzialismo che non gli appartiene. Negli anni settanta, pur mantenendo uno studio a Milano, progetta una casa fuori città, con un grande e attrezzato studio, dove realizzerà le sue opere più mature. Un’atmosfera surreale caratterizzerà maggiormente la produzione di questo periodo, che vedrà anche la rivisitazione di temi del suo esordio e un sorprendente ritorno alla pittura. Alla fine degli anni novanta un tremore alle mani interrompe la sua arte, il 3 dicembre 2001 si spegne anche la sua vita; Enrico Gaudino riposa ora a Valle San Nicolao, tra le sue colline.
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